Zampilli di gioventù, ovvero piccole Aquile crescono…

Di seguito viene riportata l’intervista fatta a Valentina Zampilli da Carlo Cagnetti, editore di Casa Lazio 365. L’argomento trattato è stato quello del Settore Giovanile biancoceleste e non solo. Aneddoti e curiosità sulle giovani aquile e sui cambiamenti che ci sono stati nella cantera della Prima Squadra della Capitale.

 

ZAMPILLI DI GIOVENTU’, OVVERO PICCOLE AQUILE CRESCONO

La storia ce lo insegna. Il Settore giovanile della Lazio è stato e continua ad essere una fucina di calciatori che in non pochi casi hanno fatto le fortune della prima squadra. Basti pensare, per esempio, per non andare troppo lontani nel tempo al gol di Alessandro Murgia che ha donato ai biancocelesti la Supercoppa italiana contro l’invincibile armata juventina.
E per parlare di settore giovanile non c’è persona migliore di Valentina Zampilli, una vera e propria esperta dell’argomento visto e considerato che si è ritagliata un ruolo di estrema competenza e professionalità molto apprezzato dagli operatori di settore.
Si può dire che Valentina ha creato da una passione un lavoro. Il suo primo amore è stato quello per il Settore Giovanile della Lazio e dopo 12 lunghi anni continua a seguire le giovani aquile della Prima Squadra della Capitale.
Giornalista di professione, è partita da Noibiancocelesti di Franco Capodaglio, passando a Lazialità di Guido De Angelis, arrivando a Lazio Style fino al suo sito personale Piccole Aquile 1900.
Quindi migliore cosa non c’è che cominciare il terzo grado alla bella Valentina e di certo a fine intervista avrete scoperto tanti segreti e notizie interessanti sul mondo giovanile biancoceleste.

– Qual è il cambiamento avvenuto in questi anni che ti ha più colpito nel mondo del settore giovanile non solo Lazio?

“Partendo dal Settore Giovanile della Lazio, in questi ultimi 5 anni sono stati cambiati ben tre responsabili. Dopo un decennio con Giulio Coletta, si è passati a Joop Lensen per poi arrivare all’estate del 2017 a Mauro Bianchessi. Ognuno aveva idee e tipologie di lavoro ben differenti. La Lazio ha avuto una crescita esponenziale con l’ultimo responsabile, posso dire di non aver mai visto una persona più preparata e professionale di lui. Bianchessi ha rilanciato anche l’immagine del Club, essendo una figura conosciuta in ambito nazionale e non solo. L’ex Milan è stata la mossa vincente del Presidente Lotito, in una sola stagione ha portato novità e risultati, andando oltre le più rosee aspettative. Le squadre da lui gestite (fino all’Under 16 nella passata stagione, anche l’Under 17 nella stagione in corso) hanno volato come vere aquile. L’Under 16 ha riportato la Lazio nelle prime otto squadre d’Italia, l’Under 14 ha perso il titolo regionale per un soffio, nell’intero campionato ha subito una sola sconfitta, ma soprattutto ha disputato tornei internazionali non chiudendo mai al di sopra del quarto posto con squadre del calibro di Real Madrid, Manchester, Barcellona, Inter, Juventus. Grandi risultati accompagnati dalla crescita dei giocatori, il tutto ottenuto grazie alla nuova metodologia di lavoro e qualche giocatore prettamente italiano inserito per rinforzare le rose. 
Per quanto riguarda il Settore Giovanile in generale, si inizia a dargli più spazio, anche le società stesse hanno capito che più si punta sul vivaio, maggiore è la possibilità di attingere da esso per la prima squadra, ma una volta nella massima seria si tende poco a dare fiducia al giovane, magari è la mentalità che va migliorata, ma nel calcio dei “grandi’” e non dei “piccoli”.”

– Si dice che i risultati non contino molto, ma interessa di più tirare fuori prospetti importanti? Concordi?

“L’obiettivo del Settore Giovanile deve essere innanzitutto quello di far divertire i bambini, man mano che si sale con le categorie diventa quello di far crescere i ragazzi e cercare di portarli in prima squadra. Partendo dal presupposto che il mondo del calcio è come una piramide, più si sale e più si restringe il cerchio, bisogna cercare di non dare false aspettative ai giovani aspiranti calciatori e spesso in tal senso influiscono in maniera negativa le famiglie. I risultati sono soltanto il frutto del buon lavoro durante la settimana e durante la stagione. Non devono essere l’obiettivo primario della Scuola Calcio, mentre per quanto riguarda le squadre agonistiche naturalmente ci si aspettano dei buoni risultati. Seguendo il settore giovanile a livello nazionale, posso dire che in una piazza come Roma alcune volte viene tutto troppo esasperato, una sconfitta sembra un dramma o una vittoria può essere vista come la conquista dell’Everest.”

– Come hai vissuto la retrocessione della Primavera e come è potuta accadere? Come ci si rialza?

“Seguendo il Settore Giovanile della Lazio da anni non mi sono troppo meravigliata. C’è un buco generazionale dei ragazzi classe ’99 e 2000, quelli che sarebbero dovuti essere il perno fondamentale della Primavera scorsa. Questa mancanza di giocatori saliti dal vivaio è dovuta ad anni fa quando c’è stato il cambio del Responsabile da Coletta a Joop; lo dimostra il fatto che in quella stagione è stata fatta solamente una squadra di Under 17 formata da quelle annate perché mancava il numero effettivo di giocatori per creare due squadre. Non me ne voglia nessuno, ma a malincuore dico che la Lazio paga anche il fatto di avere troppi stranieri, delle volte anche il senso di appartenenza aiuta e motiva i ragazzi, ma non è facile spiegare cosa significa lottare per quell’aquila sul petto a chi arriva solo per avere un’entrata economica sicura. La Lazio ha pagato molto anche il fatto della nuova riforma del campionato Primavera diventato a 16 squadre con le più forti della categoria basandosi sul ranking. I biancocelesti non erano pronti ad affrontare questo salto ed hanno pagato lo scotto a caro prezzo; se fossero rimasti i tre gironi, nessuno si sarebbe reso conto di nulla. Quest’anno la Lazio disputa il campionato 2, non è da sottovalutare perché le squadre si vendono cara la pelle, soprattutto quando giocano contro la Lazio, ma i ragazzi di mister Bonacina vogliono riportare la squadra nella categoria che più gli compete e son partiti bene anche se i risultati spesso sono arrivati con non poche sofferenze.”

– Quante possibilità ha Armini di sfondare? Ce lo descrivi? E ci sono altri piccoli campioncini in progress?

“Armini é uno di quei giocatori che ha sempre bruciato le tappe fin da piccolo. Quando disputava la categoria Under 15, ha esordio due anni sotto età con la 17 disputando anche tornei internazionali. Lo scorso anno è stato chiamato da Inzaghi per l’Europa League, anche se non ha bagnato l’esordio. È un difensore classe 2001, è ancora giovane, anche se sentiamo spesso parlare di lui, ha molta strada da fare. Oggi è l’unico giocatore della Lazio ad aver fatto tutte le convocazioni con la maglia della Nazionale, ad eccezione di una, a partire dall’Under 15, alla 16, lo scorso anno con la 17 ha disputato l’Europeo chiudendo come vice campione ed ora è partito con la Nazionale Under 19, sotto età, per disputare la prima fase dell’Europeo. Nella storia della Lazio è stato il più giovane ad esser stato blindato con un contratto da professionista a 16 anni e mezzo, a differenza di chi dice che la Lazio lascia scappare i ragazzi. È stato ed è il capitano in ogni categoria sia della Lazio che della Nazionale. Al riguardo sta seguendo le orme di Massimo Piscedda; infatti l’ex difensore biancoceleste è stato capitano in tutte le categorie del club fino alla prima squadra, magari anche Armini arriverà tra i “grandi”. La nostra giovane aquila mi piace definirla come il “gioiellino biancoceleste”, ma anche una colonna portante della Nazionale. Nicolò si contraddistingue per educazione ed umiltà, sia in campo che fuori, dopo anni ancora devo sentire una parola fuori posto se parlano di lui. Gli auguro di continuare su questa strada, prima o poi sarei felice di vederlo esordire all’Olimpico, ma ogni cosa a suo tempo. Nicolò Armini ha sempre lasciato parlare il campo per lui, per quanto riguarda eventuali altri ragazzi, diamogli il tempo, con i giovani serve pazienza. La cosa che gli ripeto in continuazione è solamente una: “testa bassa e pedalare, non è un articolo a fare la differenza, ma una prestazione”. Quindi, vedremo chi altro farà parlare di sé.”

– Rewind emozioni. Stavi allo stadio quel 13 agosto 2017. Descrivici cosa hai provato al gol di Murgia?

“Alessandro Murgia l’ho visto crescere, ho visto la sua evoluzione calcistica da quando non giocava se non con la manica lunga, anche nel mese di agosto, fino a diventare l’eroe di tutti proprio in una serata di agosto. Ormai però è diventato grande ed aveva la manica corta… quanta strada ha fatto. Ero allo stadio, mi scendevano le lacrime come una bambina e non mi vergogno di dirlo, mi succede sempre quando vedo un ragazzo del vivaio essere protagonista in Prima Squadra, così come mi scendevano quando era stata data la fascia da capitano a Danilo Cataldi. La sera della Supercoppa contro la Juventus è stata un po’ più speciale, un insieme di emozioni, battere gli alieni di Torino, vincere un trofeo e tutto grazie alla zampata vincente del “cucciolo” della squadra.”

– Simone Inzaghi viene dal settore giovanile. Ora lo vedi in prima squadra. Quanto e se è cambiato?

“Inzaghi è cresciuto notevolmente, è stato umile nel partire dagli Allievi Regionali. Pensa, l’ultimo titolo regionale lo ha vinto lui e sarà sempre così per quanto riguarda quella categoria perché non viene più disputata dai biancocelesti. È passato poi l’anno successivo agli Allievi Nazionali dove è stato due anni e mezzo, per poi salire in Primavera. Anche in questa categoria gli ultimi trofei portano la sua firma, quando è salito in Prima Squadra ha conquistato altre coppe, insomma al di là della sua crescita professionale è anche un po’ portafortuna. La cosa che più adoro di lui è la lazialità che ha dentro. È sempre stato il sogno di tutti i tifosi avere un allenatore che sa cosa vuol dire quell’aquila sul petto e mister Inzaghi, avendola indossata, cerca di farlo capire anche ai suoi uomini. Inizialmente erano tutti molto scettici, ha fatto ricredere tutti ed è diventato uno degli allenatori più bravi della Serie A.”

– Il settore giovanile Lazio rappresenta una parte importante della tua vita da tanti anni. Che pensiero o frase gli dedicheresti?

“È più di un decennio che seguo il Settore Giovanile della Lazio, se guardo indietro mi sento quasi “vecchia”. Quando ho iniziato nella Primavera militavano I ragazzi classe ’89 e ‘90 ora ci sono i 2001. Ne sono passati di anni, ma non è passata la mia passione per quel calcio “differente”, quello che si vive a 360°, quello che regala emozioni vere e pure, quello dove si gioisce se si vince o si soffre quando un ragazzo si fa male e deve star fermo e nella sua testa scattano paure ed ansie. Con gli anni ho visto passare un sacco di giocatori, alcuni sono arrivati, altri hanno cambiato strada. Con il tempo posso dire che conta molto la testa, bisogna rimanere umili e con i piedi per terra.
Quest’anno posso dire che, secondo me, il Settore Giovanile della Lazio ha finalmente imboccato la strada giusta con Mauro Bianchessi, un grande professionista che non si è mai avuto prima, ma per costruire una struttura solida bisogna partire dalle fondamenta ed avere il tempo e la pazienza di alzare mura solide che riescano poi a sorreggere il tetto. Quindi, il motto che più mi piace e quello che più sento mio è quello della Polisportiva Lazio, ovvero “concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur” che significa “nell’armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono”. Tempo e pazienza, due fattori fondamentali per tornare a vedere il Settore Giovanile della Lazio volare, magari in alto dove fatica ad arrivare da anni… Le ali sono spiegate, ora sta tutto alle giovani aquile ed agli addetti ai lavori.”

Beh che dire? Credo che Valentina abbia fatto un quadro esauriente del momento che sta vivendo il settore giovanile della Lazio. Mi unisco a lei nell’augurio che Bianchessi possa portare quelle migliorie assolutamente necessarie per rinverdire i fasti del passato. Non sarà facile ma come dice Valentina con l’aiuto di tutti si potrà arrivare all’obiettivo. Chiudo con il ringraziamento doveroso per Valentina, davvero preziosa nelle sua esposizione. Quando competenza e passione convivono nella stessa persona si ottiene sempre il massimo.

Carlo Cagnetti